Si Spurrier alza il sipario sul suo nuovo progetto indipendente disegnato da Jeff Stokely intitolato The Spire, oltre a parlare dei suoi impegni con le due grandi case editrici del fumetto americano in tre videointerviste che trovate in coda a questo articolo. Ecco i punti chiave delle sue considerazioni su Marvel e DC Comics, sul suo lavoro di fumettista e sui suoi progetti lontano dal mainstream.

 

The Spire #1, copertina di Jeff StokelyNelle mie storie torna molto spesso il tema del rapporto con il padre, e non è difficile pensare ai motivi, quando si ha a che fare con i supereroi. Hai per le mani personalità enormi, spesso estremizzate nei tratti e diventa semplice trovare una chiave di lettura della loro identità nelle figure paterne. Inoltre è un modo come un altro per dare ai lettori la possibilità di immedesimarsi, dato che il rapporto coi genitori ci accomuna tutti quanti ed è per tutti una parte fondamentale della nostra formazione.

Inoltre io sono un gran bastian contrario. Mi piace che i personaggi che scrivo puntino i piedi, facciano scelte non previste e sovversive dell’ordine costituito, diverse da quel che i lettori in qualche modo si aspettano da loro. E quale figura risponde meglio a questo tipo di attitudine di un figlio che non è d’accordo con il proprio padre, che ha una morale diversa da lui e mette in dubbio la sua autorità? Ecco perché mi piace tanto questo tema e lo avete visto in superficie anche in X-Men Legacy, per esempio.

Mi sto dedicando a The Spire, uno dei miei progetti creator-owned. Si tratta di una specie di incontro tra Dark Crystal e Blade Runner, per darvi delle coordinate. Molto difficile da definire con precisione, un po’ come Six-Gun Gorilla. C’è un po’ di mistero e un po’ di giallo, c’è una poliziotta lesbica non esattamente umana alle prese con un assassinio, e il tutto è ambientato su una guglia, una specie di città-formicaio alta un miglio in mezzo ai deserti di un Pianeta Terra in secca. Una città incredibile, magica e complessa, dalla gerarchia sociale verticale: i ricchi in cima, i poveri sul fondo.

Ci sono tribù, razze aliene e non umane, forse risultato di ingegneria genetica, con cui Jeff Stokely può sbizzarrirsi. Ci saranno personaggi di ogni genere e forma che metteranno in scena una storia di pregiudizi razziali, culturali e religiosi, di paura del diverso e dell’immigrazione, di un popolo che sostiene di essere accogliente e progressivo, ma segretamente è sospettoso di chiunque arrivi da fuori della sua città.

Il privilegio di scrivere invece che disegnare fumetti, sta nel fatto di poter lavorare più facilmente a diverse serie contemporaneamente. Ecco come ho fatto a scrivere per lunghi periodi sia per la DC che per la Marvel e a portare avanti titoli indipendenti. Devo dire che mi sono trovato benissimo con entrambe e a mio agio in questa condizione di mezzo, anche perché significa attirarsi addosso il doppio o il triplo degli sguardi e dimostrare di poter raccontare virtualmente ogni genere di storia, sia a me stesso che ai miei lettori.

Si tratta di una condizione di grande libertà, quella che ti permette di non scegliere fra le due big e il tuo lavoro di autore indipendente. La mia convinzione, dopo tanti anni da scrittore, sta nel fatto che si faccia molto più rumore da una posizione di dissenso e da un punto di vista esterno che dal coro di una mandria. Ecco perché non mi sono mai unito a uno specifico gruppo editoriale: mi piace collaborare con tutti rimanendo me stesso. E si può fare.

 

 

 

 

 

Fonte: CBR | CBR