Abbiamo intervistato per voi Matt Fraction, l’autore di alcuni dei fumetti di maggior successo di pubblico e critica degli ultimi anni, come Sex Criminals e Hawkeye, ospite speciale di BAO Publishing a Lucca Comics & Games 2015. Ringraziamo della gentile collaborazione lo staff BAO, in particolare l’addetta stampa Daniela Mazza, per la pazienza e la collaborazione. Se non avete ancora letto la rivelazione in esclusiva che Fraction ci ha regalato proprio in questo incontro, vi raccomandiamo di leggere l’intervista fino in fondo. Ecco cosa ci ha raccontato.

 

Parliamo un po’ di Iron Fist, il primo fumetto che mi è capitato di leggere a tua firma e, se non vado errato, la tua prima collaborazione con David Aja. Si tratta di un personaggio che avete innovato a tutti gli effetti e restituito alla Marvel con la garanzia, riportandolo al successo. Le sceneggiature erano firmate da te e da un certo Ed Brubaker. Cosa puoi dirci di quell’esperienza?

Matt FractionMi sono divertito un sacco. Ricevere le pagine della tua sceneggiatura trasformate in fumetto da David Aja è sempre una gioia e, a quei tempi, una scoperta. Una meraviglia. Ci fu concesso il privilegio di avere un sacco di spazio per inventare e creare cose nuove. Sia io che Ed amiamo molto il personaggio di Pugno d’Acciaio e volevamo svilupparne la mitologia. Volevamo lavorare assieme sul personaggio e quel periodo è stato una figata.

Cosa vi accomuna come sceneggiatori, al di là della stima e della vostra amicizia?

Entrambe le nostre mogli sono grandiose! Quel che condividiamo come narratori è soprattutto un certo cinismo e una grande asciuttezza di scrittura. E riusciamo sempre a farci ridere a vicenda, un sacco. Il che è una componente importante di ogni collaborazione. Credo anche che abbiamo gusti piuttosto simili, ma punti di vista diversi e complementari. Lo considero uno dei miei migliori amici in assoluto.

Sei uno dei grandi nomi nel panorama del fumetto indipendente americano, in crescita da anni. Tu, assieme ad altri, hai saputo rendere il fumetto creator-owned la vera locomotiva per quanto riguarda i temi e stili, facendolo tornare il luogo di sperimentazione e innovazione a cui si abbeverano le major. Marvel e DC hanno dovuto intercettare i suggerimenti che provenivano da quel mondo, per cambiare e tornare al grande successo. Qual è, ora come ora, la differenza tra lavorare per una delle due e lavorare con Image, al di là della libertà creativa?

Innanzitutto è proprio questo: non si lavora per Image ma con Image. E questa è la differenza fondamentale, ovviamente. Per quanto riguarda Marvel e DC, il bello è potersi divertire con i loro giocattoli, che ami sin da quando eri bambino. Mi piacciono molto le storie di supereroi, sono divertentissime, ma ovviamente presuppongono una certa struttura. Ci sono storie che puoi raccontare con quei personaggi e altre che invece non sono adatte. Quindi è bello avere il sostegno di un editore che ti incoraggia a scrivere esattamente quello che vuoi. E io, alla Image, ho la fortuna di poterlo fare, di poter dare vita esattamente al tipo di storie che vorrei leggere.

Con Occhio di Falco hai probabilmente rimesso la Marvel sui giusti binari, mostrandoci con convinzione Clint Barton prima del supereroe, guardando sotto la maschera, come la Casa delle Idee ha fatto da sempre ed è tornata a fare con maggior convinzione nell’ultimo anno e come dimostrano molti dei nuovi titoli. Credo che il tuo contributo a questo aggiustamento di rotta sia stato fondamentale.

Ti ringrazio. Poi lasciami dire che tutto il merito dovrebbe andare ad Annie Wu e David Aja. Sono loro quelli che hanno reso speciale quella serie e io finisco sempre per prendermi il merito. Lasciami contraddirti su una cosa: non esistono un uomo con e uno senza la maschera, Clint e Hawkeye sono esattamente la stessa persona con e senza il costume. Ed è proprio questo che io e David abbiamo sempre amato del personaggio. Si tratta di un tizio normale che ha questo bisogno compulsivo di aiutare la gente, di fare del bene. E il bene che fa fuori dai panni di Occhio di Falco era particolarmente interessante, per me, perché venivo da storie di Thor e Iron Man, personaggi giganteschi e di grande potere. Mi sono scelto la sfida di raccontare una storia più modesta, se vuoi, dal punto di vista dei toni, ma continuando a lavorare all’interno dell’universo condiviso della Marvel. Il resto lo hanno fatto David, Annie e Javier, che sono davvero dei geni, per me.

Ora che il personaggio è passato ad altri, Jeff Lemire e Ramon Perez stanno in qualche modo continuando per la strada che tu hai tracciato, invece di fare un salto mortale e tornare allo status quo. Tutto ciò è una soddisfazione per te? Stai leggendo le loro storie?

Credo che Jeff e Ramon siano due autori eccellenti. Il fatto è che mio padre è morto da pochissimo e, onestamente, oltre a passare un sacco di tempo in ospedale, in questi ultimi mesi non ho potuto fare granché. Non vedo l’ora di aggiornarmi su quel che stanno facendo, perché ho stima di entrambi e grande affetto per il personaggio. Per me, lavorare alla Marvel è un po’ come correre una staffetta, in cui ricevi il testimone da un tuo compagno e corri più velocemente che puoi cercando di prendertene cura, per poi affidarlo a qualcun altro nelle migliori condizioni possibili, cosicché possa prenderlo lui e vincere la gara. Ora Occhio di Falco è in ottime mani. Applausi alla Marvel per aver scelto e messo assieme Lemire e Perez. E osservare da fuori le loro scelte sarà molto divertente, per me, che potrò tornare a sorprendermi del destino di Clint.

Sex Criminals è attualmente una delle mie serie preferite. Mi auguravo che qualcuno trovasse il coraggio di portarlo in Italia e sono stato esaudito abbastanza in fretta da BAO. Non siamo un paese in cui è semplice parlare di sesso con la libertà con cui lo fate tu e Chip Zdarsky.

Grazie mille del complimento. Immagino che non sia semplice da nessuna parte. Forse in Francia.

Al di là del tema, credo che tu sia attualmente uno degli sceneggiatori più abili nel rompere la quarta parete. Qual è il valore che dai a questa tecnica di narrazione? Chi ti ha influenzato in questa tua capacità? C’è un po’ della She-Hulk di John Byrne?

Non tanto John Byrne, quanto la Nouvelle Vague francese cinematografica. Semplicemente è una gioia spezzare le regole della narrazione. Il mondo dei fumetti non è molto diverso da quello della moda, sotto molti aspetti. Autori, stili e singoli strumenti narrativi diventano di moda in certi periodi piuttosto che in altri. Quando le stagioni cambiano, anche il fumetto cambia. Ultimamente, è diventato capace di fare talmente tante cose, di raccontare storie tanto varie, da concederci di essere terribilmente originali e di recuperare alcuni elementi da tempo ignorati. Alla fine del millennio scorso, i comics erano quasi obbligati ad essere spettacolari e coloratissimi, a somigliare a film di Michael Bay pieni di azione ed esplosioni. Il che va benissimo, ma ci eravamo dimenticati dell’esistenza di alcune tecniche e di certi strumenti. Improvvisamente abbiamo iniziato a recuperarli, a ricordarcene.

C’è un momento meraviglioso nel film Bande à part di Jean-Luc Godard, in cui la protagonista, Odile, decide di accettare la proposta di due amici di rapinare la casa della sua ricca zia. I due uomini le spiegano che vestiranno delle maschere, la prenderanno in ostaggio e il modo in cui condurranno il colpo. Lei prende la videocamera, la fa voltare, rompe la quarta parete e commenta. E quel momento cambia completamente il film dal punto di vista artistico. Non è meraviglioso poter rompere in questo modo le regole della narrazione, non sentirsi per forza appesantiti e trattenuti da un divieto? Sono fumetti: possiamo farci quel che vogliamo.

Ovviamente, non c’era modo di cavarcela con la citazione di Fat Bottom Girls dei Queen, cantata integralmente in una scena di Sex Criminals. Tutto quel che abbiamo scritto nelle didascalie che sostituiscono il testo della canzone, tutte le diatribe editoriali e di diritti affrontate… è tutto vero. Parola per parola.

Nella tua carriera hai lavorato con artisti internazionali, come Gabriel Bà e Fabio Moon che abbiamo intervistato l’altro giorno. Sei particolarmente attento alla scena del fumetto in giro per il mondo?

Non credo di poter dire di sì, perché negli Stati Uniti arriva davvero poca roba. Mi piace moltissimo la fantascienza europea, di cui cerco di recuperare quel che posso. L’anno scorso ho speso qualcosa come duecento dollari in fumetti di Hugo Pratt, uno dei vostri maestri. Amo Tin Tin. Sono un lettore come gli altri: cerco di essere curioso e di farmi influenzare da un po’ tutto quel che leggo. Sono disposto a rubare da chiunque.

Ultima domanda. Parliamo di Chip Zdarsky. Hai in qualche modo scoperto questo artista che non aveva mai fatto–

Non è vero, devo correggerti. Chip non aveva alcun bisogno di essere scoperto. Non ho meriti.

Certamente lavorava da tempo come fumettista, ma non si era mai confrontato con una storia di respiro così ampio. Lo stesso Monster Cops aveva una natura più contenuta, se vuoi. Quando lo hai scelto come disegnatore già sapevi che sarebbe stato lo sceneggiatore che si è confermato, oltre al cartoonist che conoscevi?

Certamente. Chip è meraviglioso, il migliore. Oltre che su Sex Criminals ci vedrete assieme molto presto su un nuovo fumetto, che dovremmo iniziare tra poco. Chip non ne sarà il disegnatore, perché è già impegnato con le matite di Sex Criminals e non vogliamo sovraccaricarlo di lavoro. Le sceneggiature le scriveremo a quattro mani e si tratterà di una storia di supereroi. State pronti, perché abbiamo intenzione di fare per i fumetti di supereroi quel che stiamo facendo per i fumetti sul sesso con Sex Criminals.