Un’intervista di Newsarama a Luca Pizzarri, artista londinese di preclare origini italiane, per parlare di passato e futuro. Un passato rappresentato dalla miniserie tie-in di Secret Wars Red Skull, dedicata al Teschio Rosso, e per scoprire come sia possibile empatizzare, da disegnatore, con uno dei più spietati villain della Marvel; un futuro intitolato Black Knight, la serie ambientata nel Weirdworld che la Casa delle Idee lancerà in autunno, per riprendere le fila dell’esistenza del Cavaliere Nero.

 

Credo che il merito del successo della serie Red Skull sia da Red Skull #03, copertina di Luca Pizzarririconoscere soprattutto alle sceneggiature di Josh Williamson e al soggetto in generale. Volevamo sin da subito creare un fumetto dark, che potesse risultare inquietante pur rimanendo nel genere supereroistico e Josh era deciso nel fare del progetto un titolo propriamente horror, il che è perfetto per la mia sensibilità e il mio stile.

Il Teschio Rosso che abbiamo messo in scena è molto diverso da quello delle pagine di Capitan America. Si tratta di un ribelle nel senso mitologico della parola, di un sopravissuto, di qualcuno che crede fermamente nella sopravvivenza del più forte. Non è stato facile entrare a contatto con un protagonista così strettamente connesso alla parte forse più oscura della storia dell’umanità e credo che Josh abbia fatto un lavoro straordinario, facendo coincidere la sua lotta per la sopravvivenza con la battaglia contro le orde zombi delle Deadland.

Pizzarri afferma di aver vissuto come un privilegio il fatto di poter disegnare Magneto nel look bianco e medievale di Red Skull, per la potenza iconica del personaggio all’interno della storia e per la sfida che il suo aspetto poneva al suo stile di disegno, di solito dettagliatissimo e, in questo caso, necessariamente luminoso. Il Teschio Rosso, invece, ha finalmente dimostrato tutte le sue potenzialità horror, che Pizzarri ha sempre pensato fossero lì ad aspettare uno sceneggiatore pronto a sfruttarle.

Penso di aver creato una versione del Teschio moderna, ma con ben in mente quella di Jack Kirby. Ci ho lavorato molto, pensando al suo volto più come a un viso scarnificato dalle ustioni piuttosto che a un teschio vero e proprio. Sulla base di quello, ho lavorato per aggiungere particolari, ombre ed espressioni.

Red Skull 2Pizzarri cita, come influenze sulle sue Deadland e sui personaggi della serie, i film di George Romero e soprattutto il nostro maestro del cinema dell’orrore, Lucio Fulci, mentre dice di non essere un fan dei fumetti di zombi che imperversano oggigiorno e di non poterli quindi considerare come un sottotesto delle sue matite.

Uno dei piaceri della serie, per il disegnatore, è stato vedere il Teschio combattere dei non-morti, creature che, tutto sommato, non hanno un aspetto molto differente dal suo. Mettergli un cappuccio sulla testa è stato un colpo di genio di Williamson, che ha trasformato il terrorista tedesco in una vera e propria immagine della morte incarnata, rendendo immediato dal punto di vista estetico il ruolo del personaggio.

L’intervista è poi passata ai prossimi impegni di Pizzarri su Black Knight, assieme a Frank Tieri: un passaggio ad atmosfere di cappa e spada decisamente fantasy.

Devo ancora digerire il fatto che la Marvel mi conceda questo tipo di fiducia, nel mettermi al lavoro su generi così diversi. Anche queste ambientazioni fanno parte della mia formazione artistica, da bravo fan dell’heavy metal. Mi trovo molto più a mio agio con horror e fantasy che coi supereroi.

I comics sono sempre stati solo una parte dei miei interessi di artista, legati alla musica e ad altri media. Per questo non credevo che sarei mai approdato al fumetto mainstream. Invece, per fortuna, mi sbagliavo.

Black Knight #1Pur avendo il fantasy nelle mie corde, però, qui siamo proprio nell’immaginario classico, alla Signore degli Anelli, che non mi è esattamente familiare. Tuttavia si tratta di soggetti che mi piacciono moltissimo, dovrò soltanto abituarmici un po’. Sono felice di poter sperimentare nuovi sentieri e rappresentare mondi a me sconosciuti.

Pizzarri ha raccontato in breve il processo di rinnovo dell’uniforme del Cavaliere Nero, già in passato fortemente connotato, con il suo elmetto medievale. Il fatto di non aver mai avuto l’aspetto classico di un supereroe ha facilitato molto il lavoro di restyling, il processo che lo ha reso meno urbano che in precedenza, più minaccioso.

Mi sono ispirato al lavoro di Mike Del Mundo su Weirdworld come parte dell’evento Secret Wars. Frank Tieri e i nostri editor mi hanno molto aiutato a non cadere nella sindrome di Iron-Man con l’armatura e l’elmo. Abbiamo cercato di mantenere tutto molto old-school, dinamizzando il giusto, senza esagerare. Per ora, sono molto contento del risultato, soprattutto vedendolo rappresentato in azione nelle bellissime copertine di Julian Totino Tedesco.

 

 

Fonte: Newsarama