Dopo sette anni di gestazione, Captain America: White, di Jeph Loeb (testi) e Tim Sale (disegni) è finalmente realtà, con il primo numero (di cinque) della miniserie Marvel Comics finalmente uscito negli USA. La trama dell’ultimo capitolo della miniserie “a colori” del consolidato team creativo vede Capitan America soffrire per la perdita del suo partner e amico Bucky Barnes, prima che quest’ultimo tornasse nei panni del Soldato d’Inverno.

Sia Loeb che Sale hanno parlato della loro più recente fatica con CBR, partendo proprio dalle sfida che questo progetto ha rappresentato:

 

Captain America: White #1, coverSale – Una delle cose più impegnative, per quanto mi riguarda, è stata il riuscire a trovare il giusto momento nella quale la mia mente fosse pronta ad avere la giusta accuratezza che un fumetto ambientato nella Seconda Guerra Mondiale richiede. Dovevo sentirmi pronto.

Loeb – La cosa più importante della storia è che si svolge in un’epoca diversa dalla nostra. Ci piace l’idea che questi fumetti si possano svolgere fra le pagine delle storie che già conoscete. Non siamo vincolati dalla continuity, ma abbiamo dovuto dare la giusta importanza alle emozioni e ai personaggi. Qualcosa che Tim è in grado di disegnare in maniera perfetta.

Per noi, questa è sempre stata la storia definitiva dell’amicizia tra Steve Rogers e James Buchanan Bernes, o Bucky. Nel frattempo, mentre lavoravamo al fumetto, che ruota attorno al senso di colpa di Cap a causa della morte di Bucky, cuore pulsante della storia, lo stesso Bucky tornò dalla morte! Arrivò il Soldato d’Inverno, sia nel mondo dei fumetti che in quello cinematografico.

Dovevamo dunque accettare l’idea che la nostra storia si svolgeva semplicemente in un periodo nel quale nessuno era a conoscenza della sopravvivenza di Bucky. I ragazzi della Marvel, fortunatamente, ci hanno lasciato libertà totale, consentendoci di poter raccontare la nostra storia. Per la precisione, questa si svolge in due momenti precisi: durante la guerra e dopo il risveglio di Capitan America. In quei periodi, il protagonista non aveva modo di sapere che Bucky era ancora vivo. In maniera simile ai film Captain America: Il Primo Vendicatore e The Avengers.

Loeb ha poi precisato che la realizzazione di Captain America: White non è comunque mai stata messa in discussione:

Captain America: White #2, coverAvevamo preso un impegno, la storia era già finita nelle nostre menti e quest’ultimo aspetto è il più importante. Se fosse stato un giallo in cui il finale è ancora tutto da scrivere, magari il progetto sarebbe potuto saltare. Ma l’aspetto più significativo di quest’opera è che entrambi sapevamo bene la storia che avremmo raccontato e la amavamo. Si trattava solo di trovare il momento giusto. In tutto questo tempo siamo stati in grado di mantenere inalterata la passione che ci legava a questo progetto.

I due autori hanno poi parlato del rapporto lavorativo che lega loro da tempo.

Loeb – Lui è uno dei miei più cari amici. Entrambi ne abbiamo passate di cotte e di crude assieme, sia per ciò che concerne la nostra vita privata che quella professionale. È questo il legame che ci unisce, qualcosa che non ha prezzo, a mio modo di vedere.

Sale – Condivido ogni parola. Mi manca molto il fatto che ora Jeph scriva meno a causa dei suoi altri impegni. Sono sincero.

Loeb ha poi parlato di possibili nuove miniserie “a colori”:

Ne abbiamo parlato. Abbiamo discusso dell’idea di realizzare una storia intitolata Iron Man: Gold. Ma, alla fine, bisognerà valutare se siamo in grado di catturare un momento particolare di questo personaggio. La storia dovrebbe parlare di un determinato rapporto umano. Quello che ogni tanto mi frulla in testa è che la relazione più importante di Tony Stark sia stata quella con suo padre, Howard. Un rapporto particolare, con Tony che viveva all’ombra di suo padre, senza sentirsi particolarmente amato. Ma, se vogliamo, Superman: Stagioni ha già rappresentato, per noi, una sorta di lettera ai nostri padri.

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Fonte: CBR