Cosa dobbiamo aspettarci da Kaare Andrews dopo un apprezzatissimo anno di Iron Fist: The Living Weapon? La risposta sta nel suo annuncio di luglio, in occasione di Image Expo. L’autore si lancia per la prima volta nell’avventura del fumetto creator-owned con Renato Jones: The One %, e Newsarama lo ha intervistato proprio in merito a questo progetto. Ecco i concetti fondamentali della chiacchierata.

 

Iron Fist, di Kaare AndrewsMi ci è voluto un po’ per approdare al fumetto indipendente. Colpa dei miei impegni di regista: non li avessi avuti, avrei alternato da tempo impegni con la Marvel e progetti miei.

Non mi sono mai concesso l’occasione di lavorare a un fumetto che fosse interamente mio e ora, dopo una storia di Iron Fist che considero la migliore della mia vita, sono pronto a una nuova sfida.

Con Renato Jones: The One % mi metto alla prova in maniera inedita. Costruire da zero un personaggio è un’esperienza che non vedo l’ora di condividere con i lettori. Sono certo che la gente reagirà in maniera interessante.

Andrews ha confessato che, tecnicamente, questo non è il suo primo vero titolo indipendente. C’è una storia, rimasta isolata, che si chiama Kirin: Battle Girl che risale ai suoi primissimi esordi, vittima di travagliate vicende editoriali e infine pubblicata su un’antologia di Writers Bloc.

Ci furono incomprensioni e cause legali all’epoca. Fu spiacevole, ma la situazione mi fece capire che se davvero volevo fare il fumettista avrei dovuto tornare a vivere coi miei genitori. Erano anni duri anche per la Marvel, che era appena finita in bancarotta e non assumeva nessuno. Molti pensavano che il mondo del fumetto fosse alla fine. Ma io amavo troppo questo medium. Quindi tornai a vivere nella lavanderia di mia madre e diedi l’anima.

Non si tratta nemmeno del suo vero esordio alla Image, dato che nel 2000 disegnò una serie di brevissimo corso intitolata Intrigue.

Com’è cambiato il panorama in quindici anni. Intrigue era scritto da un bravo autore di nome Howard Shum e io ero un artista freelance. Ai tempi era semplicemente un’opportunità di essere pubblicato e iniziare a farmi un nome, arrivare a lavori più importanti. Oggi come oggi, nessuno penserebbe alla Image come a un semplice passaggio per arrivare più in alto. Per me, ora come ora, è invece un punto di arrivo professionale.

Oggi la Image non è il primo gradino di una scala, ma l’occasione migliore che hai di mettere in mostra i tuoi lavori più personali, una chance di avere il controllo della proria carriera. E ci arrivi dopo aver affilato i denti e lavorato sui titoli che sognavi da bambino, come Hulk e Spider-Man.

Andrews ha parlato anche delle fatiche della carriera di regista: ogni film è come una vera e propria azienda da mettere in piedi da zero, il che richiede lavoro di anni, dall’ideazione alla realizzazione, senza alcuna certezza. Ci sono moltissimi elementi casuali che possono minare la riuscita di una pellicola, cosa che impone di tenerne viva più d’una contemporaneamente e rende ancor più gravoso l’impegno. Ecco perché Renato Jones: The One % è l’unico fumetto per cui ha tempo.

Sarà uno schiaffo in faccia a un bel po’ di gente. Non ho alcuna intenzione di censurare nessuna idea narrativa. Ho costruito i concetti base di questa storia nel corso degli anni e sono felicissimo di poterli finalmente mettere su cata. Sarà una riflessione sulle persone e sulla società, sarà violento e arrabbiato, sarà una storia di vendetta e di solitudine. Lo sto disegnando proprio ora e mi sto divertendo un mondo.

Se è vero che dal 2011 Andrews ha preso in carico solo progetti da artista completo, dichiara di non voler rinunciare in futuro all’occasione di disegnare per altri sceneggiatori. Farlo non è mai stato un compromesso, per lui, ma una scelta consapevole.

Lavorare con gente come Mark Millar, Warren Ellis o Zeb Wells mi ha sempre soddisfatto moltissimo e mi ha reso un autore migliore.

 

The One%

 

 

Fonte: Newsarama