Il celebre sceneggiatore Rick Remender ha da poco lasciato la Marvel Comics, azienda nella quale lavorava sin dal 2008, dando vita a spettacolari serie quali Uncanny X-Force e Uncanny Avengers, al fine di concentrarsi su progetti lavorativi da lui stesso creati.

Uno di questi è Tokyo Ghost, nuova serie Image Comics in partenza a settembre negli USA, la quale sarà illustrata dal portentoso artista Sean Murphy: la storia, ambientata in un futuro distopico e hi-tech, avrà un taglio fortemente orientaleggiante, come suggerito dallo stesso titolo.

Di tutto ciò e molto altro ancora, ha parlato lo stesso Remender con CBR, partendo da questo nuovo capitolo della sua carriera professionistica:

 

Tokyo Ghost #1, copertina di Sean Murphy

Tokyo Ghost #1, copertina di Sean Murphy

Ho capito che stava arrivando il momento. E quel momento è adesso. Inoltre, ho avuto alcuni problemi di natura familiare che hanno richiesto il mio tempo e la mia presenza: questo è stato uno dei motivi principali della mia scelta. Ho vissuto gli ultimi anni lavorando a tempo pieno, sempre con il piede sull’acceleratore, e ho avuto poco tempo da dedicare ai miei cari. Ora c’è bisogno di me. D’altro canto, non posso nascondere quanto mi piaccia lavorare nel mondo dei fumetti creator-owned, e in questo voglio concentrare il mio impegno. Lavoro con diversi spettacolari collaboratori, e abbiamo la possibilità di fare esattamente quello che vogliamo, nella maniera in cui vogliamo.

Ritornare un giorno al fumetto manistream è comunque una concreta possibilità, ma non posso sapere cosa riserva il futuro. So che quello che sto facendo adesso mi sta entusiasmando davvero e farò solo questo nel futuro prossimo. Poi, chissà?! Se i lettori smetteranno di comprare i miei fumetti, si vedrà.

Mi sono divertito molto a scrivere tanti e diversi fumetti alla Marvel. È stato difficile lasciare la Casa delle Idee, decisamente. Ma sono un uomo fortunato, che ha la possibilità di esplorare i due diversi aspetti del suo sogno, quello di un bambino di 12 anni che voleva assolutamente giocare con i personaggi della Marvel, e quello di un adulto che vuole raccontare le sue storie, vuole rendere reali le sue idee e la sua filosofia. Inoltre, ho iniziato così, scrivendo fumetti “miei”: era il 1997 o 1998. Niente mi soddisfaceva di più in termini di libertà creativa del dar vita a qualcosa dal niente, i cui diritti appartengono allo stesso creatore. Ho fatto questo per 10 anni prima di entrare alla Marvel. È qualcosa di davvero bello creare fumetti avvincenti con altri grandi artisti.

Quali sono dunque i nuovi “limiti” o orizzonti di Rick Remender?

Onestamente, posso scrivere cinque fumetti al mese e avere il giusto tempo libero da dedicare alla mia famiglia. Si tratta di qualcosa di impegnativo, ma basta programmare le mie ore di lavoro e poi trovare il tempo di respirare. Quando inizi a superare il suddetto limite, diventa tutto un po’ più triste e la gioia del fare arte comincia a scemare: diventa come preparare ciambelle. Ora sto provando a essere programmatico e quello che faccio ora alla Image è proprio quello che stavo cercando. Ogni arco narrativo dei miei fumetti avrà la durata di cinque numeri, e così avrò una pausa di tre mesi per recuperare il fiato e sviluppare nuove idee.

Il discorso si è poi naturalmente spostato su Tokyo Ghost:

Tokyo Ghost #1, variant cover di Sean Murphy

Tokyo Ghost #1, variant cover di Sean Murphy

È tutto molto eccitante. Si tratta della cosa più folle alla quale abbia mai lavorato. Mentre io e Sean sviluppavamo il soggetto, il fumetto si è trasformato magicamente in una specie di mostro di Frankenstein, composto da parti che sono le nostre idee. In questa fase, abbiamo impattato fortunosamente in un tema, che poi è diventato quello centrale della storia: quello della dipendenza dalla tecnologia, che appassiona entrambi. È qualcosa che vediamo ogni giorno nel mondo dei media, e io volevo davvero scavare a fondo, anche in funzione della mia quotidianità assieme a smartphone, iPad e computer. Inoltre, c’è l’aspetto sociale: nessuno riesce più a fare a meno di guardare il proprio cellulare mentre è a cena, per esempio. Volevo assolutamente scrivere di tutto questo, che rappresenta le fondamenta del fumetto.

È una vera gioia: è come se Judge Dredd incontrasse 13 Assassins. Spero che tutto ciò possa appassionare anche i lettori. Tokyo Ghost è in fase di sviluppo da circa due anni, durante i quali io e Sean ci siamo incontrati almeno una volta a settimana per confrontare le nostre idee. Nell’ultimo periodo ci siamo accorti di avere fra le mani una storia ricchissima di contenuti che si è trasformata in una vera opera d’arte.

Penso che quando ognuno di noi possiede una PlayStation 4, sia facile tenere tutti quanti distratti e contenti finché sono in grado di permettersi cheeseburger, Doritos e qualche Mountain Drew. È questo che anestetizza il popolo, impedendogli di scendere a manifestare per le strade. Non ho dubbi a riguardo. Penso che quando si parla di tecnologia, ci sono aspetti che ricordano la dipendenza dalle droghe. È un discorso di essere impossibilitati a farne a meno, una dipendenza dalla distrazione coatta. Ritengo che tutto questo sia meritevole di un’attenta analisi.

All’idea di non poter utilizzare il mio cellulare per una settimana diventerei pazzo: come potrei fare tutto quello che faccio ogni giorno? Penso che il diventare dipendenti di certe cose sia una cosa davvero interessante. Per esempio, al momento mia moglie è all’estero: è tornata in Inghilterra e io sono a casa da solo, influenzato. Non c’è nessuno qui che si possa prendere cura delle cose delle quali si occupa lei quando sono ammalato, e ci sono cose che io non so proprio fare. Striscio per terra e mangio zuppa pre-cotta. Ovviamente sto scherzando, ma questo concetto rende l’idea.

Può dunque la gente fare a meno delle tecnologia, secondo la visione di Remender?

Tokyo Ghost #1 - previewSi tratta di una dura battaglia. Provare a essere un bravo genitore quando sei al tavolo di un ristorante e i tuoi figli prendono in mano i loro smartphone. La prima cosa che fai e togliere dalle loro mani il telefono, mentre stavano iniziando la loro partita ad Angry Birds. Cerchi di moderare l’utilizzo di questa “droga” per il loro bene. Ma, è davvero difficile portare i tuoi figli al ristorante al giorno d’oggi. Nessuno riesce più a stare cinque minuti senza dover dire o fare qualcosa. Dopotutto, in quei cinque minuti hai tempo di uccidere qualcuno ai videogame, mandare messaggi o mail e giocare ad Angry Birds!

Ho notato anche quanto sia difficile per i giovani di oggi leggere qualcosa come un romanzo di 600 pagine. Si tratta di una vera e propria sfida, con una TV a disposizione, internet, cellulari, iPad, iWatch e “iPreservativi”. Tutto questo influenza ogni fottuto aspetto della nostra vita. La nostra soglia d’attenzione si è assottigliata. E quando penso al dover far crescere i miei figli in mezzo a tutta questa merda…

Io sono di una generazione nella quale a sei anni avevamo solo “Pong”. Poi ci fu l’Atari 2600, ma diversi anni dopo. Mi ricordo quanto mi divertivo a giocare a Pac-Man alla TV di casa. Dunque, tutto questo rappresenta un’idea interessantissima da raccontare. E lo farò ambientando la mia storia in un futuro ipotetico e distopico. Penso che le possibilità di fare un buon lavoro siano maggiori quando c’è qualcosa che vuoi veramente raccontare.

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Fonte: CBR