Durante il suo panel al San Diego Comic-ConEric Stephenson ha parlato di come, prima di diventare l’editore della Image Comics, fosse soltanto un ragazzino che disegnava i suoi fumetti in fondo all’aula. È cominciato tutto alle elementari:

 

Io e i miei amici ci sedevamo in fondo all’aula e disegnavamo fumetti, cosa che tutti gli altri compagni pensavano fosse fantastica. Realizzavamo questi mini-fumetti e li vendevamo per qualche moneta, e pensavamo fosse meraviglioso. Ero un lettore Marvel e già da bambino mi rendevo conto delle differenze tra i vari autori. In quel periodo uscivano tutte queste ristampe dei fumetti anni ’60, e i Fantastici Quattro erano riproposti nella collana Marvel’s Greatest Comics; mi piacevano molto più della serie moderna, ed era merito di Jack Kirby. Non ne ero sempre consapevole, per me era soltanto un “Ok, so che questi sono migliori” e questo mi fece interessare a chi disegnava quel materiale. Diventai un grande fan di George Perez, John Byrne e tutti i disegnatori popolari in quel periodo. All’inizio degli anni ’80, durante la mia prima visita a una fumetteria, ho scoperto Capitan Victory di Jack Kirby.

Al liceo, Stephenson si è allontanato dai fumetti per dedicarsi alla musica, ma l’incontro con alcuni albi degli X-Men lo ha riportato alla sua antica passione. Ha cominciato a leggere in modo molto più intenso, scrivendo lettere all’editore, con suggerimenti per migliorare le storie, e questo lo ha interessato alla scrittura di fumetti. Finito il college ha cominciato a inviare storie alla Marvel, DC, e Valiant; inoltre ha iniziato a scrivere per la rivista Wizard, per iniziare a far circolare il suo nome nell’industria del fumetto.

Nowhere MenUno dei primi autori che ho intervistato è stato Jim Valentino, all’epoca al lavoro su Guardiani della Galassia. Siamo rimasti in contatto e un giorno mi ha telefonato dicendomi: “Ehi, vorrei proporti una cosa. Cosa penseresti se ti dicessi che io, Jim Lee, Rob Liefeld, Todd McFarlane, Erik Larsen, Whilce Portacio e Mark Silvestri stiamo per aprire una nostra casa editrice?”. In quegli anni erano i nomi più importanti al lavoro sulle serie Marvel più famose. Sembrava incredibile. Era la genesi della Image Comics, e Valentino mi assunse per aiutarlo nello studio: mi occupavo della pagina della posta, ma lentamente ho cominciato a suggerire idee per Guardiani della Galassia, a colorare qualche pagina, a organizzare incontri nelle fumetterie e altri bizzarri incarichi.

Negli anni ’90 mi è stato assegnato il settore marketing della Image Comics, qualcosa di molto differente dai giorni nostri: non c’erano social network e la presenza sul web della casa editrice era abbastanza patetica, si trattava per lo più di fotocopiare anteprime e spedirle alle persone.

Poi Erik Larsen gli propose di collaborare nel ruolo di direttore esecutivo, occasione che dopo circa sei mesi si trasformò nell’incarico di editore. Ma com’è riuscito Stephenson a svolgere questo lavoro e al contempo realizzare le sue serie personali?

Lavoro sul mio materiale nel tempo libero. Dopo aver trascorso l’intera giornata in ufficio, a volte vado a casa e scrivo, a volte no; l’ultima cosa che voglio è dovermi sentire come se avessi un compito a casa da svolgere. Il vantaggio di avere progetti pianificati nel tempo è che puoi permetterti di sederti e dedicarti a essi quando ti viene l’ispirazione.

Stephenson è passato poi a raccontare come sono nati i suoi due fumetti più famosi:

They're not like usL’idea per They’re Not Like Us mi è venuta quando sono stato aggredito da un gruppo di teenager, ma ciò che mi ha dato più fastidio è che non sembravano interessati al mio denaro; quando ho disattivato la mia carta di credito e il mio cellulare ho scoperto che non avevano provato a utilizzare nessuna di quelle cose, perciò oltre a quei pochi contanti che avevo con me, l’avevano fatto semplicemente per rovinare la vita a qualcuno. Ho pensato fosse un gesto derivante dalla frustrazione. Gli hooligan o i ragazzini che aggrediscono le persone per la strada lo fanno mossi dalla rabbia e dalla frustrazione. Lavorando nel mondo dei fumetti, ho cominciato a pensare che sarebbe stato molto peggio se avessero avuto superpoteri; già è spiacevole essere colpiti da qualcuno, ma se questo qualcuno ha la superforza, è molto peggio.

L’autore ha svelato qualche retroscena anche di Nowhere Men, la storia di uno scienziato famoso come i Beatles, pubblicizzata con la tagline “La scienza è il nuovo Rock-n-Roll”.

Le persone usano sempre “questo è il nuovo quello” per ogni cosa, e io stavo cercando di trovare un modo per far capire di cosa parlasse Nowhere Men. Un giorno stavo guidando la macchina a Los Angeles e l’idea mi è venuta in mente. Una delle premesse del fumetto è che la scienza e i traguardi scientifici vengano celebrati al punto da far diventare queste persone delle celebrità; credo che gli scienziati, i dottori, gli insegnanti e chiunque porti avanti la cultura dovrebbe ottenere molto più riconoscimento per ciò che fa.

 

 

 

Fonte: Comic Book Resources