E is For Extinction #1

E is For Extinction #1

Sono già passati undici anni dalla conclusione del ciclo di Grant Morrison sugli X-Men, ma quelle storie continuano a influenzare le vicende dell’Universo Marvel… anche quando questo non esiste più!

Nonostante Battleworld sia l’unico frammento di esistenza sopravvissuto all’avvento di Secret Wars, i mutanti di Morrison sono riusciti a ricavarsi uno spazio anche in questa nuova realtà… e sembra essere uno spazio utopistico, creato a loro esclusivo uso e consumo.

Ma sarà davvero così? Gli autori Chris Burnham e Dennis Culver ci rivelano qualche dettaglio in più sulla miniserie E is for Extinction, disegnata da Ramon Villalobos e in partenza in questi giorni.

 

Come implica il nome del dominio, Mutopia è una società mutante perfetta in cui mutanti e umani coesistono. O almeno questo è quanto sembra in apparenza. Laggiù, per i mutanti la vita sembra uno sfrenato video musicale di A$AP Rocky o Kanye West: sono figure acclamate e si divertono da morire, perché sono loro a comandare.

Destino, il dio di Battleworld, non ha una buona opinione dei mutanti. Le politiche globali di Battleworld hanno un impatto in E is for Extinction? In apparenza, meno di zero, ma con il procedere della storia emergeranno le potenziali ripercussioni che potrebbero scatenarsi se le cose proseguissero giù per la china su cui si sono avviate. E questo non è il regolare Universo Marvel 616, qui può accadere davvero di tutto.

E is For Extinction #1, variant cover di Christopher

E is For Extinction #1, variant cover di Christopher

Il cast dei personaggi è pressoché lo stesso del ciclo di storie di Grant Morrison, con in più qualche sorpresa. Detto questo, credo che il punto di forza di questa serie siano innanzitutto le caratterizzazioni dei personaggi. Le mie scene preferite sono sicuramente quelle più tranquille. È molto divertente descrivere una scena dove i personaggi si prendono a pugni, ma prediligiamo i momenti in ci sono solo Emma e Scott che parlano da soli e si sentono preoccupati e insicuri, ma felici fintanto che sono assieme.

Magneto si ritrova al comando della generazione successiva di mutanti e se la cava assai meglio di quanto Xavier abbia mai fatto. Il nostro Magneto è un misto tra la versione cinematografica di Ian McKellen e Hugh Hefner. È una figura in parte tragica e in parte comica, che diventa più simile a un cartone animato man mano che si va avanti. Inizialmente sembra il Magneto che tutti conosciamo, una figura fredda e calcolatrice, un leader spietato e machiavellico. Ma più la storia procede, più ci rendiamo conto che è simile al Magneto delle ultime pagine della storia di Morrison, assai meno carismatico e lucido di quanto vorrebbe far credere a tutti gli altri.

Wolverine invece è questo tipo basso e tarchiato che gira indossando una giacca di pelle, come se fosse un wrestler professionista ritiratosi dalle scene che fa ancora qualche tournée anche se il suo corpo è pieno di acciacchi. È un concetto derivato direttamente dal modo in cui Quitely ritraeva Wolverine nel ciclo originale di Morrison.

La storia prende il via da un momento cruciale di E is for Extinction in cui le cose vanno storte nel modo peggiore possibile [potete farvi un’idea di cosa si tratti dalle due tavole mute dell’anteprima sottostante] e decolla qualche anno dopo, quando ne vediamo le conseguenze. Finiremo per avere due squadre di X-Men con obiettivi conflittuali.

 

 

Fonte: CBR