JLA 1Bryan Hitch parla della sua esperienza da autore completo su JLA: The Justice League of America, una serie per cui, a sua detta, si preparava sin da bambino e che è la perfetta collocazione per i suoi talenti di disegnatore apprezzatissimo da lungo tempo e ora anche di sceneggiatore.

Quando Dan DiDio mi ha chiesto di saltare a bordo, si è accesa una scintilla dentro di me, l’idea mi è venuta tutta insieme, di colpo. Non un’idea di novità e rinnovamento, ma di classicismo. Mi è venuta in mente prima la storia e poi il resto. Dan non mi aveva chiesto di lavorare sulla JLA, ma di fare “qualcosa” per la DC. Approdare alla Justice League è stata una mia scelta e si è rivelato un processo quasi innato e incondizionato.

Non sono tornato indietro a leggere nulla, né Fox nè Waid. Questa JLA scaturisce direttamente dal mio DNA. La DC Comics è la ragione per cui sono diventato un fumettista, ero in attesa di questo lavoro sin da quando avevo otto anni, per la miseria! Ho avuto tanto successo e mi sono divertito un sacco alla Marvel, continuerò coi miei progetti indipendenti, ma questo è l’incarico dei miei sogni. Trentasette anni dopo.

JLA 2Hitch ha parlato della sua visione di Superman e della personalità che vuole dare al personaggio. Influenzato dalla caratterizzazione dei film con Christopher Reeve, mette in scena un Clark Kent molto controllato ed emotivamente moderato e un Superman che perde le staffe più spesso di quanto siamo abituati a vedere.

Clark è una maschera, il tentativo di Kal di rendersi umano. Non l’ultimo della sua razza, non un essere di tale potere che è impossibile controllarlo sempre e comunque, non un individuo dalle responsabilità così enormi da schiacciarlo e quasi costringerlo a perdere la calma in alcuni momenti. Secondo me, proprio la sua capacità di cedere alla rabbia lo rende un essere umano come noi. Capisco che sia più che umano, ma non è al di là delle emozioni, anche di quelle negative. Questi momenti lo rendono, secondo me, non perfetto ma il miglior umano che possa mai esistere. Il che prevede dei difetti e dei fallimenti.

Hitch ha espresso anche la sua posizione sul rapporto con Batman. Sia Bruce che Clark sono rimasti orfani, ma il secondo ha trovato una nuova famiglia, che gli ha instillato speranza e fiducia. Valori di cui è diventato la rappresentazione. L’esperienza di Bruce è l’opposto, ha conosciuto solo la solitudine, ha dovuto trovare altre strade per sopravvivere e trovare forza, ed ecco la ragione per cui la paura è divenuta la sua arma principale.

JLA 3Batman si è allenato coi migliori in ogni disciplina dell’umano sapere, il che lo rende, nella mia visione, il secondo migliore in qualunque cosa. Lui è Sherlock Holmes, Zorro e l’ispettore Callaghan allo stesso tempo. Sono da sempre opposti speculari, si completano a vicenda più e come gli altri appartenenti alla JLA. Un gruppo che non ha un leader. Ci ho pensato l’altro giorno, quando mio figlio mi ha chiesto chi fosse il capo di questo team. Ho realizzato che non c’è: in qualche modo tutti quanti sono leader della squadra.

Hitch ha detto di non sapere di preciso come la sua serie possa vedersi interconnessa a Justice League di Geoff Johns e a Justice League United. Probabilmente rimarranno sostanzialmente separate e ognuna con la propria identità. Impossibile dire se ci sarà un giorno un crossover tra le diverse versioni, ma per ora l’idea non c’è.

Dopotutto, il finale di Convergence lascia spazio a storie decisamente diverse sugli stessi personaggi. Inutile chiedersi se e quali siano all’interno della continuity e di quale dei suoi settori. Il consiglio è di rilassarsi e godersi le serie per quel che sono, separatamente, ognuna con una storia che resta nei propri confini. Fino a nuove indicazioni, perlomeno.

 

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Fonte: Comic Book Resources