Star Wars di Thomas e ChaykinIn quest’epoca di vendite milionarie e di rilanci in pompa magna targati Disney spicca ancora più nettamente il contrasto con le origini del connubio tra Marvel e Star Wars, nato in un’epoca in cui film di fantascienza e fumetti erano due universi lontani che si guardavano con sospetto e i responsabili di entrambe le produzioni facevano fatica ad essere presi sul serio dai professionisti del settore cinematografico.

È affascinante e ironico il racconto che ne fa Charles Lippincott, storico responsabile della promozione del primo Star Wars, riportandoci in un’epoca in cui George Lucas e compagni erano appena arrivati sulla scena cinematografica, ostacolati da un establishment che non credeva minimamente in loro, ma armati di intuizioni che avrebbero rivoluzionato il mondo dell’intrattenimento.

Fin dall’inizio ero intenzionato a promuovere Star Wars attraverso i fumetti. Il motivo era molto semplice: avevano lo stesso pubblico. Oggi questa può sembrare un’ovvietà, con il Comic Con che viene usato per sponsorizzare buona parte elle produzioni di Hollywood, ma nel 1976 le promozioni dei film non si facevano così. Normalmente i film venivano pubblicizzati attraverso pagine pubblicitarie sui quotidiani, con spot radiofonici e televisivi.

Frequentavo una fumetteria di Los Angeles dove il proprietario mi teneva da parte le cose più insolite o interessanti che uscivano, e tra queste c’era anche il primo numero di Star Reach. La copertina era di Jim Starlin, ma all’interno c’era una storia di 16 pagine di Howard Chaykin su Cody Starbuck. Mi bastò leggerla per innamorarmi di Cody Starbuck e decisi che Howard Chaykin doveva lavorare sul nostro fumetto. Non ebbi l’occasione di mostrare a George Lucas il fumetto di Cody Starbuck in occasione del nostro primo incontro, ma giunti al momento di avviare la pre-produzione del film in Inghilterra fu d’accordo con me: volevamo Chaykin a lavorare sui nostri fumetti.

Star Wars #1 1977Il passo successivo era la scelta della casa editrice. Avevo incontrato la direttrice della DC, ma avevo l’impressione che quella casa editrice non fosse al massimo della forma. Non era una compagnia aggressiva come la Marvel. La Marvel aveva pubblicato Conan e altri personaggi che a nostro parere erano più in sintonia con quello che volevamo fare con la serie a fumetti di Star Wars. La DC era troppo statica come compagnia. Roy Thomas, che aveva lavorato come editor alla Marvel, aveva fatto un ottimo lavoro nell’ampliare la gamma dei loro personaggi con l’inclusione di alcune figure della pulp fiction, tra cui Conan, King Kull e Solomon Kane di Robert E. Howard. Non riuscii in alcun modo a ottenere un appuntamento con Stan Lee, ma tramite un amico comune incontrai Roy Thomas a casa sua e gli feci la proposta dei fumetti di Star Wars. Roy ne fu entusiasta e volle partecipare. Ottimo, perché Roy era una leggenda! Avremmo avuto una squadra fenomenale: Roy ai testi e Chaykin ai disegni. Ne sarebbe uscito un ottimo fumetto. Roy riuscì a procurarmi un appuntamento con Stan.

Anche se l’idea di mobilitare i fan e coinvolgerli nel lancio dei fumetti di Star Wars della Marvel piacque molto a Stan e Chaykin, ciò che li entusiasmò di più fu il fatto che non avrebbero dovuto spendere nemmeno un penny per la licenza dei fumetti. Avremmo concesso loro i diritti gratuitamente. E per di più, non solo avremmo concesso loro i primi cinque numeri gratuitamente: non avrebbero dovuto spendere un centesimo nemmeno per la pubblicità. Avremmo pagato noi il conto, sia per il Comic Con che per gli annunci pubblicitari. Fu un’offerta che la Marvel non poté rifiutare, dato che allora navigava in cattive acque economicamente parlando.

C’era diversa gente nel dipartimento di marketing della Fox convinta che io stessi sprecando il mio tempo a New York per trattare con la Marvel. Credevano davvero che il connubio con il fumetto non valesse la pena… e che fossi impazzito a cedere i diritti così. Non riuscivano a cogliere il collegamento tra il pubblico dei lettori di fumetti e quello di Star Wars, e non capivano nemmeno che concedendo i diritti per i primi 5 numeri gratuitamente, avremmo costruito il mercato per il sesto numero e quelli successivi.

La mia idea era di partire con cinque numeri: due o tre avventure prima dell’uscita del film e gli altri dopo l’uscita della pellicola. Sapevo che la storia era abbastanza ricca da poterne ricavare una miniserie, cosa inaudita all’epoca perché nessuno faceva delle miniserie.

Il giorno dopo mi incontrai con Lee e con gli altri per stipulare l’accordo. Mi dissero che non era un buon affare, perché la fantascienza non funziona bene nei fumetti. Mi dissero che non ci avrebbero dato nessun anticipo in denaro e nessuna royalty sulle prime 100.000 copie. Risposi “Sta bene, accetto. Ma le royalties devono essere le seguenti: dopo le 100.000 copie, e se proseguiamo dopo il numero 6, riscuotiamo le royalties fin dall’inizio e a loro andò bene. Feci ritorno alla 20th Century Fox con questo accordo e la loro reazione si può riassumere così: 1) Dei fumetti non gli interessava niente. 2) Secondo loro ero stato un pollo ad accettare.

Naturalmente, qualche settimana dopo, i fatti diedero ampiamente ragione a Lippincott. Ma questa è un’altra storia…

 

 

Fonte: Bleeding Cool