Matt Kindt parla di Divinity, la nuova serie targata Valiant, di cui vi abbiamo parlato già in passato. Un prodotto decisamente fuori dagli schemi del fumetto supereroistico da cui molti sono rimasti semplicemente sorpresi dopo la lettura del primo episodio, uscito questo mese, per stile e genere di narrazione, decisamente improntata su un piglio fantascientifico senza molti compromessi.

Divinity 1L’ispirazione per l’idea generale mi è arrivata da Unity. mi lamentavo con Warren Simmons, editore esecutivo della Valiant, della mia voglia frustrata di raccontare una storia di respiro cosmico con gli eroi della serie. Portiamo questo team nello spazio! Non possiamo continuare a far fare agli individui più potenti dell’universo il lavoro di una squadra speciale di polizia. Tutto è partito da qui, in qualche modo. Poi Warren se n’è uscito con un titolo: Divinity. Me l’ha proposto senza un’idea di vicenda e di plot, e da lì io mi sono mosso passo dopo passo.

Inizialmente avremmo dovuto inserire la storia nel contesto di un crossover, doveva servire a riunire finalmente i nostri eroi per affrontare una situazione praticamente impossibile. Poi ho iniziato a mandare a Warren le idee che mi venivano per l’elaborazione del personaggio e, per sua decisione e per mia gioia, Divinity è diventata una serie indipendente.

Una storia complessa, che inizia con il viaggio di un uomo, Abram Adams (i nomi di Abramo e Adamo, il primo uomo e il primo patriarca cristiano-ebraico). Dopo una fase incentrata su un individuo, la storia si espande gradualmente e molto in fretta, per diventare complicata, non immediatamente comprensibile, da rileggere in parte per capire quale direzione stia prendendo. Un fumetto in stile Matt Kindt, insomma.

Ci sono tre differenti linee narrative nel primo numero. Il che è una gran cosa, ma per ottenere il risultato sono consapevole di star tentando qualcosa che forse nessuno ha mai fatto. Cerco di mantenere il lettore interessato e cerco di scrivere la storia quanto più possibile tutta assieme, senza ragionare mai numero per numero. Quindi ci saranno elementi nel numero #4 che necessiteranno di una conoscenza molto precisa del numero #1, ad esempio. Si tratta di una serie, ma è scritta come un graphic novel.

Divinity 2Mi rendo conto della difficoltà di lettura che questo comporta, ma pare che sinora il rischio abbia pagato. Del resto non mi piace ripetermi e voglio sempre fare cose diverse. Quindi, in questo momento, per Valiant sto scrivendo Ninjak, Unity e Divinity. Su ognuna delle tre serie sto sperimentando uno stile di narrazione che non ho mai tentato prima. Ed è questo a stimolarmi, come spero che stimoli anche il pubblico.

Il fatto che Abram Adams sia nato, in nuce, come un cattivo per Unity, non deve trarre in inganno. Divinity non è la storia di un supercriminale, perché non è questa l’ottica di Matt Kindt sul personaggio.

Sicuramente si tratta dell’attuale aversario di Unity, ma questo non fa di lui necessariamente un malvagio. Hanno punti di vista opposti e, nella propria visione del mondo, Abram è decisamente il buono. E probabilmente, non solo nella sua.

La domanda è: un essere dai poteri divini giunge sulla Terra ed è ben intenzionato, non ha fatto del male a nessuno. Certo, è la peggior potenziale minaccia mai affrontata dal pianeta, ma che diritto hanno Unity, il governo degli Stati Uniti e l’MI6 di attaccarlo, cercare di eliminarlo o limitarne la libertà?

Una domanda interessante, cui non vediamo l’ora di dare risposta.

 

 

Fonte: Comics Alliance