Sebbene ancora non siano stati annunciati né tantomeno pubblicati dalla Marvel, i numeri finali della serie S.H.I.E.L.D. di Jonathan Hickman e Dustin Weaver sono già pronti. Tre anni di ritardo per portare a compimento la saga che ha raccontato alcuni dei passaggi fondamentali delle vite degli agenti segreti più efficenti ed affidabili dell’Universo Marvel non sono pochi. Ne ha parlato proprio Weaver, reduce dal suo lavoro su Edge of Spider-Verse che si è detto felice di aver chiuso finalmente questo capitolo e ha commentato i suoi prossimi progetti in un’intervista a Newsarama.

 

Ho iniziato a lavorare alla serie che mia figlia stava per nascere, ed ora ha cinque anni. Questo fumetto è stato parte della mia vita tanto quanto i miei figli. Mi sembra che ci sia voluta un’eternità. Finire il lavoro è una soddisfazione enorme e credo che non mi sentirò davvero di aver compiuto la missione finché non avrò in mano i volumetti stampati.

 

Tra interruzioni e ritardi, Weaver è il primo ad ammettere di non essere il più veloce dei cartoonist, ma quasi tre anni di gestazione sono troppi persino per i suoi ritmi. Il problema è stata la popolarità che Hickman si è guadagnato nel frattempo, le responsabilità crescenti che si è dovuto assumere e che la Marvel ha deciso di affidargli come prioritarie. Avengers ha scavalcato S.H.I.E.L.D., come del resto era prevedibile. Ma la coppia creativa non ha smesso di lavorare e, lentamente, è riuscita a finire il ciclo.

 

Il mio stile di disegno è certamente cambiato nel frattempo, ma non fatevi ingannare: non c’entra molto la pausa. In effetti, se guardiamo bene, le variazioni più importanti sono soprattutto nei primi numeri, dal primo al quarto. C’è tuttavia un’estetica comune a tutti, io credo. In questi ultimi due numeri, penso di aver disegnato meglio che in tutti gli altri. Se c’è qualcosa che, secondo me, i lettori dovrebbero notare è questa. Questi ultimi due capitoli dell’esalogia sono piuttosto folli, pieni di accadimenti frenetici. In termini di contenuti, il quinto vale praticamente tre uscite in un unico volumetto. Il sesto, invece, sarà una specie di trip filosofico.

 

Weaver ha parlato del proprio passato, della sua storia di adolescente malato di cancro e di come proprio in quegli anni sia nata la sua passione, passando per gli esordi come stagista alla WildStorm di Jim Lee, che è stato uno dei punti di riferimento lungo tutta la sua carriera. Oggi, tra tutti i progetti che gli piacerebbe affrontare, ci sarebbero gli WildC.A.T.S della DC, mentre non gli dispiacerebbe affatto di essere coinvolto nel lavoro sul franchise di Star Wars, attualmente trattato a fumetti dalla Marvel.

 

In passato ho quasi lavorato sui fumetti di Indiana Jones e, se ci fosse una grande storia di Guerre Stellari, allora mi piacerebbe disegnarla. Non direi che sia proprio al centro dei miei pensieri impegnarmi su una serie di ispirazione cinematografica, ma con una buona storia lo farei. Le mie esigenze sono cambiate, voglio lavorare dove ho il pieno controllo della mia arte. Se dovessi e potessi scegliere… datemi Lando Clarissian. Magari una serie su di lui, sarebbe una figata.

 

Weaver ha anche parlato della sua carriera di autore di webcomics, facendo riferimento ai due titoli: Amnia Cycle e Sagittaius A*. Due tentativi, a sua detta, di lavorare senza pressione da un lato e di crearsi una credibilità come artista completo dall’altro.

 

Amnia Cycle è una storia improvvisata, che scrivo in corso d’opera. Una pilota spazialedi nome Tara Donnia, coinvolta in una guerra tra razze aliene, si trova ad aiutare una strana donna di nome Amnia. Quest’ultima scompare e Tara la va a cercare in un’area chiamada Shadow Zone, dove scopre molto sulle ragioni per cui è al mondo.

Sagittaius A*, invece fa riferimento alla collocazione del buco nero supermassivo al centro della Via Lattea, verso cui il protagonista è diretto. Dopo una guerra galattica contro i robot senzienti che l’umanità a creato, Linus Rad compie questo viaggio solitario per scoprire molto su se stesso, il rapporto con suo padre, la propria personalità. Due storie spaziali, genere che mi piace moltissimo. Ma non temete, non ho intenzione di smettere di disegnare: la scrittura mi affascina e mi ci voglio cimentarmi, ma non sarò mai uno sceneggiatore puro.

 

 

Fonte: Newsarama