Abbiamo avuto il privilegio di leggere e recensire molto prima che uscisse, il numero 1 de Il Ragazzo Invisibile. Non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di intervistare il suo sceneggiatore, uno degli autori più versatili e prolifici del panorama italiano, nonostante i suoi soli 43 anni: Diego Cajelli.

 

Ciao Diego, benvenuto su BadComics.it e grazie per la disponibilità. Anche se sarebbe superfluo presentarti, chiunque legga fumetti in Italia ti conosce e apprezza da anni, vogliamo comunque spendere qualche riga di presentazione, almeno ricordando il premio Gran Giunigi 2008 come miglior sceneggiatore, il tuo ruolo come docente di sceneggiatura alla Scuola del Fumetto di Milano e alcune delle innumerevoli serie che hai firmato: Napoleone, Dampyr, Dylan Dog, Legs Weaver, Zagor e Le Storie per la Bonelli, Diabolik per Astorina, ultimamente Chef Rubio per Star Comics e il tuo Long Wei per Aurea.

Il Ragazzo Invisibile - Alessandro VittiVeniamo all’ultima tua fatica, Il Ragazzo Invisibile, che hai scritto per la Panini, adattando il film omonimo di Gabriele Salvatores. Sarà disegnato da Giuseppe Camuncoli, Werther Dell’Edera, Alessandro Vitti, con Sara Pichelli e Davide Toffolo alle copertine. Puoi innanzitutto raccontarci come è nato questo progetto e questo notevole team creativo?

Indigo Film si è rivolta a Panini per lo sviluppo del fumetto del Ragazzo Invisibile come espansione collaterale del contenuto del film. Panini ha selezionato il team di autori per realizzarlo. Hanno subito pensato a me per la sceneggiatura e io ho avuto la fortuna di ritrovarmi a lavorare con dei disegnatori a dir poco eccezionali!

Com’è stato lavorare insieme agli sceneggiatori del film? Il soggetto e la sceneggiatura della pellicola e del fumetto sono stati sviluppati in parallelo?

Gli sceneggiatori del film hanno avuto un ruolo fondamentale anche per il fumetto. Mi hanno fornito la loro sceneggiatura, buona parte del romanzo work in progress de “Il Ragazzo Invisibile” (in uscita a breve) e una scalettona/trattamento su tutto quello che avrebbero voluto mettere nel fumetto. Fin da subito questo lavoro è nato come reale espansione dell’universo narrativo creato da loro e da Salvatores. Un lavoro stimolante, importantissimo e molto, molto coinvolgente.

La miniserie è dunque un’espansione della storia contenuta nel film di Salvatores. È fruibile di per sé stessa oppure risulta indispensabile non perdersi la pellicola che uscirà nelle nostre sale per Natale? 

I lettori del fumetto che andranno poi al cinema a vedere il film avranno una visione più ampia rispetto agli altri. È come se il fumetto fosse “i contenuti speciali”. I lettori del fumetto sapranno delle cose in più, perché gli sono stati raccontati tutti i passaggi e tutte le trame che avvengono prima degli eventi raccontati nel film. E anche dopo. Ma non posso dire di più.

Siamo molto curiosi su cosa racconterà e come lo farà Il Ragazzo Invisibile. Dal titolo e da quel poco che è trapelato e che conosciamo del soggetto del film, la mente va a personaggi come Sue Storm, a serie come Kick-Ass. Cosa hai preparato per i lettori italiani, una storia di supereroi classica? E su quali toni sarà modulata, quello ironico o più austero, quello tenero o più crudo?

Il film ha un linguaggio a sé, ed è una “favola young adults con supereroi” in puro stile Salvatores. È un film estremamente credibile, che non ha nulla a che invidiare con produzioni analoghe a stelle e strisce. Ha i suoi momenti di estrema tensione, di dramma, e nella tipicità del linguaggio registico di Salvatores dei bellissimi momenti di alleggerimento. Per il fumetto invece, è stato scelto un taglio più cupo. Momenti molto crudi, collegati tra loro dalla voce narrante in didascalia del reale protagonista del fumetto, il quale, ovviamente, ha un ruolo importantissimo anche nel film.

Il Ragazzo InvisibileOgni disegnatore da quanto sappiamo sarà impegnato su una delle tre linee temporali del fumetto che andranno a definire un montaggio incrociato. Sappiamo dal tuo blog che su ogni singolo albo saranno presenti contemporaneamente Camuncoli, Vitti e Dell’Edera, a seconda del periodo messo in scena. Puoi rivelarci qualche dettaglio in più al proposito?

Camuncoli si è occupato della linea narrativa che collima con quella del film. A tutti gli effetti le parti disegnate da lui sono scene che si vedranno anche sul grande schermo. Ovviamente sono state rimaneggiate e raccontate in modo diverso da un punto di vista visivo. Vitti si è occupato della parte più supereroistica nel vero senso della parola. Lì, nelle sue tavole si parla e si tratta l’archetipo del supereroe coniugato al soggetto del film. O meglio: coniugato al passato dei protagonisti del film. Dell’Edera invece, si è occupato della parte più noir, raccontando la fuga in giro per il mondo di uno dei protagonisti. Fuga che terminerà con il suo arrivo, oggi, nella città dove è ambientato il film e da lì ci ricolleghiamo al “presente” filmico.

“Volevo a tutti i costi che l’albo fosse indistinguibile per ritmiche, stile narrativo e composizione della tavola da un qualunque albo americano super eroistico”, hai scritto sul tuo blog. Ma c’è qualcosa di squisitamente italiano ne Il Ragazzo invisibile?

Sì, ed è la cosa più importante: il punto di vista artistico. L’approccio a un genere narrativo come i supereroi varia moltissimo in base alla penetrazione di quel genere nella formazione culturale di chi lo usa. Nel nostro immaginario ci sono anche i supereroi, e non solo i supereroi. Significa affrontarli e usarli comunque in modo diverso, rispettoso del genere, da come farebbe un autore americano.

Qual è stata per te (se c’è stata naturalmente) la difficoltà maggiore nell’affrontare il tema supereroistico e la più grande soddisfazione?

Ho sottovalutato la difficoltà di usare come punto di vista narrante la voce in prima persona di un telepate. Ecco. Ti costringe a rivedere un sacco di cose e a riformulare i pensieri in didascalia in un modo diverso. Perché i pensieri di uno che legge nel pensiero sono per forza di cose strutturati su dei percorsi mentali differenti rispetto ai nostri. Ecco, è stato difficilissimo reggere per 98 tavole con dei “pensieri” all’altezza. Pare che ci sia riuscito, ed è stata la mia più grande soddisfazione di sceneggiatore.

Perché a parer tuo il fumetto supereroistico è da sempre prerogativa dei comics americani e non si è mai provato a creare, personalizzandolo, un prodotto italiano. Mi riferisco per esempio a un genere tipicamente USA come il Western, che nel nostro paese ha dato vita a personaggi e declinazioni molto originali e variegate come Tex, Zagor, Ken Parker, Magico Vento, e tanti altri ancora.

Il Ragazzo Invisibile - Alessandro VittiTralasciamo le parodie e il fumetto umoristico… L’editoria mainstream ha avuto delle sporadiche apparizioni di supereroi italiani serio/realistici. Nel panorama indipendente invece i supereroi italici ci sono sempre stati, ma sono letture per “pochi”. Forse il problema è tutto nel patto di complicità. Ci vuole un gran cazzotto in faccia per fare accettare al lettore, in modo serio, la presenza di un supereroe in una città italiana.

Secondo ovviamente la risposta del pubblico, pensi potrà esserci un seguito a questa miniserie? L’hai già impostata in quest’ottica, diciamo ciclica o in ogni caso aperta a un seguito? Sto pensando a Orfani o alla tua stessa Long Wei.

Bisognerà vedere come andrà il film! Non dipende soltanto da noi. Anzi, dipendesse da me, starei già scrivendo la seconda, la terza, la quarta e la quinta stagione.

Ti va di salutare i lettori di BadComics.it, consigliando un fumetto italiano o estero che ti ha colpito o hai letto recentemente?

Da buon ultimo ho finalmente letto Occhio di Falco di Fraction e Aja e secondo me è una bombazza, bro. Il grosso del lavoro lo fa Aja, ma bombazza rimane. Ho una tonnellata di nuovi albi Bonelli in lettura, ma non ti dico che cosa ho già letto e che cosa ancora no perché altrimenti poi mi picchiano. Mi sono piaciuti parecchio Il Killer di Green River di Jensen e Case e anche The Black Beetle di Francesco Francavilla.