Wolverine #80Chi ha avuto l’ardire di leggere le molteplici serie dedicate agli X-Men negli anni Novanta sa bene che gli alti e bassi erano all’ordine del giorno e per quanto la lettura fosse appassionante, la mole di testate mutanti (e di rispettivi autori coinvolti) non faceva che mescolare le carte, rifilare suggestioni e allungare il brodo, prolungando le pur intriganti sottotrame all’inverosimile. Ciò non toglie che l’entusiasmo dei lettori non venne meno per molti anni e solo poco dopo il 2000 la spinta di quel periodo glorioso quanto qualitativamente discutibile finì per davvero.

Non è un caso se la risoluzione della sottotrama incentrata sulla piaga del Virus Legacy sia stata trovata a pochi mesi dall’arrivo di Grant Morrison chiamato a rivoluzionare gli X-Men, come pure l’indegno epilogo dell’affascinante mistero attorno ai leggendari Dodici (introdotto addirittura da Chris Claremont nel finale del suo quasi ventennale ciclo). Ai tempi non si poteva immaginare che dopo centinaia di affascinanti storie di X-Chris, mago degli indizi nascosti tra le vignette, molti degli spunti infilati qua e là dal popolo degli scrittori mutanti che raccolse la sua eredità, fossero frutto di una navigazione a vista.

La provetta Logan X "23"

La provetta Logan X “23”

Per certi versi tutto ciò può ricordare la piega presa dal serial tv Lost, che ha ipnotizzato gli spettatori per moltissimo tempo, portandoli ad appuntarsi i dettagli più infinitesimali e a scervellarsi con teorie avvincenti, per poi vedere “risolvere” il garbuglio nelle modalità più banali (la stessa Lostpedia italiana, “stranamente”, non è mai stata conclusa…). Ebbene sì, pur senza riprendere la lettura di quelle annate di X-Men e affini, possiamo affermare con certezza che la Marvel e i suoi autori andarono “a braccio”, anche perché molte idee cozzavano l’una con l’altra.

Eppure, per la legge dei grandi numeri, può capitare che le intuizioni più disparate possano combaciare perfettamente. Se n’è accorto un lettore americano che, preso coraggio ha riletto le storie di Wolverine pubblicate nei primi anni Novanta. Giunto all’ottantesimo numero del 1993, scritto da Larry Hama e disegnato da Ian Churchill, è incappato in una curiosa vignetta: questa ritrae una misteriosa fiala di materiale genetico etichettata Logan X “23”. Come tutti sapete, la probabile erede al ruolo di Wolverine (prossimo alla morte) nell’Universo Marvel è proprio Laura Kinney alias X-23, un clone di Logan ideato per il cartone animato X-Men: Evolution e introdotto nei fumetti da Joe Quesada e Joshua Middleton (circa dieci anni dopo la storia di Hama) sulle pagine di NYX #3.

Questo albo, contenente la sua prima apparizione “in persona”, se mai la ragazza dovesse davvero raccogliere il manto di Wolverine, diventerebbe parecchio quotato ma, a dirla tutta, già ora è venduto a prezzi decisamente lievitati nelle varie aste online. In tutto ciò, Wolverine #80 del 1993 potete ancora trovarlo alla modica cifra di 78 cent. Chiamatela speculazione, chiamatelo caso. Ma a volte gli dei del fumetto guardano giù e trovano il bandolo della matassa. Altro che Jacob. Snikt!

 

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Fonte: Bleeding Cool