Ognuno ha i suoi pregi. Ma contano soprattutto le limitazioni dei singoli generi. È come il tennis. Devi stare alle regole, scavalcare la rete. E ogni match ha una storia a sé. Ma se devo scegliere, scelgo i fumetti. Quando risfoglio quelli vecchi mi emoziono molto.
Lo scrittore afferma di amare maggiormente il tipo di comunicazione che costringe il fruitore a mettere in moto l’immaginazione, come ad esempio le trasmissioni radiofoniche, e sostiene che oggi la vera fabbrica dell’immaginario mondiale risieda nelle storie popolate da personaggi a cui affezionarsi realmente. Incalzato sull’argomento serie tv, Gaiman bolla il fenomeno come “non culturale” e di moda, per via delle solide basi tecnologiche da cui dipende. Il mezzo, dunque, che sovrasta il messaggio e ne determina il successo passeggero. A questo proposito, racconta, il suo amico Terry Gilliam gli ha confessato di ritenere la tv il nuovo cinema. Gaiman non sembra però essere dello stesso avviso:
No. Perché, nonostante l’hi-tech, resta televisione. Il fenomeno delle serie tv mi ricorda molto quello dei fumetti. Ma solo questi ultimi riescono a fornire un immaginario, a combinare mondo interiore ed esteriore. In film o serie tv non riesco a immedesimarmi. Con un romanzo è diverso. C’è molta più empatia. È più facile imbattersi in uno sterminato immaginario interiore, vedi il Caulfield del Giovane Holden di Salinger. Ma i fumetti riescono a suscitare entrambe le cose. E questa è la loro caratteristica straordinaria.
Una marcia in più che, a dire il vero, è da sempre uno dei cavalli di battaglia di Alan Moore, altro grande amico di Gaiman. Un’altra idea comune di questi due leggendari scrittori britannici ha a che fare con la figura dell’eroe: Moore da molti anni sostiene che i supereroi abbiano fatto il loro tempo e che, in generale, la figura di un individuo di fatto superiore agli altri, sopra alle leggi e in cui credere ciecamente, sia qualcosa di inquietante e che addirittura ricordi i totalitarismi del ‘900. Gaiman non si allontana poi molto da questa visione:
Non ho mai creduto negli eroi. Perché credo nella gente comune. Se credi negli eroi, devi far finta che non abbiano difetti. Ed è agghiacciante. Gli eroi sono sempre umani. Perfino nell’antichità gli eroi venivano distrutti dai loro difetti. Siamo troppo fragili per avere eroi. Robin Williams ne è stato la dimostrazione.
Il futuro di Gaiman sembra finalmente nel segno del fumetto: oltre al già citato Sandman: Overture, tempo fa vi abbiamo parlato di un progetto ancora segreto con l’artista Colleen Doran (di cui a dire il vero non si conosce ancora il formato) e ovviamente dell’attesissimo finale di Miracleman, lasciato nel cassetto per decenni e ora ripreso con il disegnatore Mark Bukingham.
Dopo Cose Fragili, uscito il 9 settembre nelle nostre librerie, la prossima fatica letteraria di Gaiman sarà Trigger Warning, che sarà dato alle stampe in America solo tra un anno. Ma se non volete aspettare così a lungo, sappiate che a novembre per 001 Edizioni uscirà finalmente l’edizione italiana di Don’t Panic: the official Hitchhiker’s Guide to the Galaxy Companion, una guida alla Guida Galattica per autostoppisti, alla vita e alle opere di Douglas Adams, scritta proprio dall’autore di Coraline.
Fonte: Repubblica
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