STAR WARS: BOBA FETT

Tre albi one-shot: Bounty on Bar-Kooda, The Fat Lady Swings, Murder Most Foul

Riproposto in TP come: Boba Fett, Death Lies and Treachery

Data di pubblicazione: 1995-96

Autore: John Wagner

Disegnatore: Cam Kennedy

Copertine: Cam Kennedy, Mathieu Laffray

 

Per inquadrare le avventure a fumetti di Boba Fett è opportuno fare un po’ di cronistoria del personaggio in questione. Boba Fett potrebbe definirsi un caso preistorico di “hype” in un’era in cui internet era ancora lontano, ma non per questo un caso di hype meno riuscito: anzi, tutt’altro. Elaborando il concetto introdotto nel primo film di una taglia sulla testa di Han Solo, il passo naturale successivo all’epoca di iniziare a lavorare sulla sceneggiatura de L’Impero Colpisce Ancora fu quella di introdurre la figura di un cacciatore di taglie che gli avrebbe dato la caccia senza tregua. Cam Kennedy Boba Fett cover

Tuttavia il distintivo elmetto di Boba Fett (parlare di volto ci sembra inappropriato!) comparve ben prima delle première dell’Impero: Fett fu il pezzo forte di una campagna promozionale delle celebri action figures Kenner, che lo presentò come “nuovo personaggio” in largo anticipo rispetto all’uscita del secondo film, e fu anche uno dei protagonisti del famigerato Star Wars Holiday Special, lo speciale televisivo trasmesso per le festività natalizie del 1978 e che, in mezzo a perle kitsch fonte di imperituro imbarazzo per tutto il cast che vi prese parte, riuscì a presentare anche una breve storia di animazione (generalmente considerata il pezzo più valido dello speciale) dove Fett tentava un primo assalto contro Han Solo e il resto della banda.

L’uscita de L’Impero Colpisce Ancora non deluse le aspettative: nonostante la presenza limitata sullo schermo e le sue sole tre battute, Fett lasciò il segno sugli spettatori grazie alla sua spietata efficienza. Arrivava, faceva il suo lavoro, nessuno riusciva a fermarlo e se ne andava indisturbato lasciando gli spettatori esterrefatti di fronte al mancato “salvataggio dell’ultimo momento” di Han Solo. Non è un’esagerazione dire che ai titoli di coda le aspettative sul personaggio erano alte: l’aura di mistero di cui si circondava non faceva che incrementarle e sulla sua figura circolavano le ipotesi più disparate, tra cui segnaliamo quella particolarmente curiosa che vedeva in lui anziché in Leia “l’altra speranza” accennata da Yoda.

A dimostrazione che certe cose non cambiano mai, l’hype eccessivo può essere controproducente e il ritorno in scena di Fett all’epoca del Ritorno dello Jedi lasciò un sapore amaro in bocca. Non solo il cacciatore di taglie più letale della galassia non aveva nessun ruolo di spicco nella trama, ma anzi veniva tolto di mezzo in modo poco cerimonioso con una gag comica. Le leggende metropolitane parlano di una revisione dell’ultimo momento dello script da parte di Lucas, arrabbiato con l’attore Jeremy Bulloch per essersi lasciato scappare troppe indiscrezioni sulla trama del film, ma lasceremo queste illazioni tra le nebbie del mito a cui appartengono. Fatto sta che, a trilogia conclusa, i fan di Fett erano molti, affamati di ulteriori imprese del personaggio e arrabbiati per l’occasione mancata. La scomparsa nelle fauci del Sarlacc lasciava intravedere un minimo di ambiguità nella sua sorte (lenta digestione per un migliaio di anni, ok, ma anche una fortuita via di scampo per sfuggire alla definitiva esplosione del galeone a vela di Jabba) e così le teorie su un potenziale ritorno in scena di Fett post-Jedi tornarono ad essere popolari.

SW30_BobaFett

Il desiderio collettivo fu esaudito in occasione del Dark Empire di cui abbiamo già parlato, che confermò la fuga di Fett dalle viscere del Sarlacc e il suo ritorno in scena, stavolta in pianta stabile, nell’universo post-Jedi. Restava soltanto un ultimo passo per soddisfare il culto Fetticista, e cioè assegnare al cacciatore di taglie quel ruolo di “badass” infallibile e inarrestabile che tutti si aspettavano da lui e che l’autore di Dark Empire, Veitch, gli aveva più volte negato, e l’odissea sarebbe giunta al termine.

E finalmente giungiamo alla meta: la trilogia a fumetti di Fett realizzata dalla Dark Horse è composta da tre storie autoconclusive ma che possono andare a comporre un’unica storia più grande (Bounty on Bar-Kooda, The Fat Lady Swings e Murder Most Foul), sono riproposte in trade paperback con il titolo Boba Fett: Death, Lies and Treachery, mantengono ai disegni il Cam Kennedy già distintosi per le tavole di Dark Empire ma chiamano ai testi John Wagner, che ha il preciso compito di restituire a Fett quell’aura leggendaria e micidiale che era uscita un po’ ammaccata dagli eventi degli ultimi anni.

Missione compiuta alla grande: nel corso delle avventure in questione Fett dà la caccia ai morti (o presunti tali per sfuggire al suo inseguimento), insegue, spara, annienta, distrugge, cattura e incassa come l’inarrestabile macchina da guerra e da soldi che ha fama di essere, ma Wagner gioca anche due carte aggiuntive che fanno delle sue tre storie tre piccoli gioielli ottimamente riusciti.

Per prima cosa, l’autore si assicura di dotare il cacciatore di taglie di un ottimo ingegno: le vittorie di Fett non sono frutto soltanto di chi spara per primo e spara più forte (anche se di certo la cosa non guasta) ma soprattutto sono dovute al fatto che il mandaloriano riesce a surclassare i suoi avversari e le sue prede in intelligenza. Come già era successo nelle storie che avevano come protagonista Jabba the Hutt, oltre all’azione e alle scene di combattimento l’aggiunta di una “partita a scacchi mentale” tra Fett e l’avversario di turno impartisce alla storia una marcia in più e lascia il lettore più gratificato rispetto a una semplice e memorabile scazzottata a suon di laser e lanciafiamme (che comunque, in questo contesto, ha sempre il suo perché).

La seconda trovata vincente di Wagner riguarda l’ironia, e cioè l’idea di impartire agli scenari “di frontiera” in cui si muove Fett un’atmosfera scanzonata, sopra le righe e molto vicina agli scenari tipici degli Spaghetti Western, assegnando a pirati, prestigiatori, huttesse romantiche, minuscole mascotte e pendagli da forca assortiti il compito di alleggerire e divertire con situazioni ironiche e spiazzanti che meglio fanno risaltare la figura taciturna e inamovibile del protagonista: così facendo, tra l’altro, Fett si ricongiunge a pieno titolo con la figura “paterna” da cui è nato, non tanto il Jango Fett dei prequel, quanto l’ “uomo senza nome” interpretato da Clint Eastwood negli Spaghetti Western sopra citati, la figura a cui Lucas ha esplicitamente dichiarato di essersi ispirato per creare il personaggio. E in effetti non sarebbe una cattiva idea concedersi un sottofondo musicale by Morricone nello sfogliare le pagine delle avventure di un cacciatore di taglie che potrà avere anche un nome, ma che continua a non avere un volto…

 

 

Equilibrio della Forza

Lato Chiaro

Storie intelligenti, divertenti, ricche di azione ma anche ben ponderate, e condite da una sana dose di ironia, e in più Fett caratterizzato al suo meglio. I fan del personaggio non potranno chiedere di meglio.

Lato Oscuro

Al di là del fatto che si tratta di avventure di stampo “criminoso” e che quindi una fetta dello Star Wars più ‘nobile’ (i Jedi, la Forza, e così via) è assente dalla trama, cosa peraltro da mettere in conto per ovvi motivi, stavolta c’è veramente poco da rimproverare alla serie.

Giudizio finale

Una serie che rende giustizia a uno dei personaggi più amati e meno sfruttati della saga originale e che pone le basi per tutta una lunga serie di produzioni che lo vedranno protagonista. Ottime le tavole di Kennedy e gustose le trame di Wagner. Vivamente raccomandato.

 

Chrono Star Wars #9: River of Chaos

Chrono Star Wars #8: The Sith War

Chrono Star Wars #7: Jabba the Hutt

Chrono Star Wars #6: Dark Lords of the Sith

Chrono Star Wars #5: Droids 

Chrono Star Wars #4: Dark Empire II

Chrono Star Wars #3: Classic Star Wars

Chrono Star Wars #2: Tales of the Jedi

Chrono Star Wars #1: Dark Empire

Si ringrazia il gruppo Facebook Star Wars Club Perugia per la collaborazione