All’epoca del suo passaggio in TV, The Twilight Zone era uno show la cui essenza consisteva nello sconvolgere, nel sorprendere, nello strappare allo spettatore il tappeto da sotto i piedi, spesso con una scena finale che sovvertiva o rimetteva in discussione quanto visto fino ad allora. Nel creare la miniserie a fumetti ispirata al telefilm, Michael J. Straczynski sapeva di dover cogliere e trasmettere questo elemento essenziale della serie televisiva. E i primi numeri realizzati potrebbero tranquillamente affermare “missione compiuta” da questo punto di vista, proponendo una vicenda che non sfigurerebbe sugli schermi televisivi con la voce di Rod Sterling a fare da narratore.

Ma ne Twilight Zone di Straczynski si nasconde più di quanto sarebbe lecito sospettare. Il primo importante indizio emerge quando, nel numero 5 di imminente uscita, la storia che ci viene narrata è quella di Diana, cameriera in una caffetteria di provincia come ce ne sono a migliaia negli USA. Fin qui nulla di speciale, se non fosse che Diana è già apparsa come “comparsa” nel primo arco narrativo, quello incentrato su Trevor Richmond. E che il terzo arco narrativo, una volta conclusa la vicenda della cameriera Diana, vedrà come protagonista Ben Chambers, investigatore privato la cui carriera è legata a doppio filo a quella degli eventi narrati nei due archi narrativi precedenti.

In una sorta di Rashomon a fumetti, Straczynski si promette dunque di fondere i tre “episodi” in un’unica grande storia narrata da tre diversi punti di vista. E non solo: alla fine del terzo arco narrativo risulterà evidente quella che è la storia di un “quarto” personaggio, o meglio un quarto punto di vista, presente fin dall’inizio ma impossibile da individuare o da comprendere nei tre singoli archi narrativi individuali.

Una vera e propria partita a scacchi con il cervello del lettore che, se condotta a termine con successo, consentirà davvero alla serie a fumetti di The Twilight Zone di prendere il posto legittimamente alla destra del cult televisivo ispiratore. Qualche indizio su quale sia il tema portante di tutta l’opera? Scraczynski è generoso e criptico allo stesso tempo:

Se c’è un tema o un obiettivo comune in Zone, è il fatto che tutti noi cogliamo i frutti delle nostre scelte giuste o sbagliate che siano. Praticamente tutti quelli che vanno incontro a una brutta fine in un episodio di Zone se lo sono meritato, si sono costruiti quella strada con le proprie mani e volontariamente, attraverso avidità, cupidigia, stupidità o odio. Analogamente, tutti coloro che entrano nella Zona seguendo un sentiero più puro spesso si ritrovano sulla via della redenzione, in un modo o nell’altro. Quindi sì, c’è una Twilight Zone che attende tutti noi, perché presto o tardi le conseguenze delle nostre azioni arriveranno a presentarci il conto. Ognuno di noi è la somma totale delle proprie scelte.

 

Fonte: Comic Book Resources