“Wipe them out… all of them.” L’ordine era pronunciato da uno spietato Darth Sidious nei confronti dell’esercito gungan in avvicinamento (e col senno di poi non gli si può neanche dare torto più di tanto), ma la tentazione di impartire quest’ordine è sicuramente al centro dei pensieri di molti in casa Disney/Lucasfilm, e specialmente del comitato di “saggi” che ha ricevuto il poco invidiabile incarico di dover separare il grano dal loglio, vale a dire quali delle produzioni su franchising pubblicate su Star Wars in questi venti anni e passa saranno elevate a “canoniche” e quali invece saranno depennate dagli annali di quella galassia lontana lontana come se non fossero mai esistite. Quindi questo coinvolgerà non solo i fumetti, ma anche romanzi, videogames e altre produzioni multimediali.

Il semplice fatto che la Disney abbia ritenuto opportuno dare il via a un’operazione del genere la dice lunga su quanto consideri Star Wars “cosa sua”, e anche su quanto il cosiddetto expanded universe sia ormai talmente affollato da lasciare poco spazio di manovrabilità a chiunque voglia narrare nuove storie.

Come spesso accade con gli appassionati di Star Wars, le prese di posizione difficilmente sono sfumate o moderate riguardo al mondo fumettistico e narrativo: o lo si adora o lo si detesta, si va da chi saprebbe citare ogni apparizione di Mara Jade nei romanzi e nei fumetti a chi invece aderisce al culto “se non è successo sul grande schermo, non è mai successo.” E se il secondo gruppo applaudirebbe al pensiero di fare piazza pulita di quanto prodotto in questo ventennio, il primo è pronto a insorgere al pensiero di cancellare dalla cronologia fittizia di Star Wars l’ammiraglio Thrawn, Exar Kun, il principe Xizor, Dash Rendar, l’Imperatore risorto, gli Yuuzhan Vong, Darth Caedus e compagni.

A caldeggiare l’ipotesi di una tabula rasa giunge Brett White, stimato articolista di Comic Book Resources, che indica come un “reset” dell’universo espanso di Star Wars sia l’unica via percorribile per l’operazione di rilancio della saga che la Disney intende attuare. Questi i punti salienti a favore della sua teoria:

– Il motivo più valido per un reset totale è che l’Universo Espanso è attualmente troppo grosso per poter continuare ora. È composto da venticinque e passa anni di fumetti e romanzi strettamente interconnessi, cosa che lo mette praticamente alla pari con la continuity degli universi Marvel e DC.

– Ovviamente farsi una cultura in merito non è necessario per godersi una storia, ma per chiunque non sia un appassionato di fumetti, il timore di smarrirsi e di non sapere da dove cominciare è in genere il motivo principale che spinge a non addentrarsi nel genere. È lo stesso principio che vale per le serie televisive: la gente non guarda più le serie televisive, deve “catch-up”: mettersi in paro con tutto quello che è stato prodotto/pubblicato prima. Quante volte abbiamo sentito dire “il punto di partenza ideale per nuovi lettori” negli ultimi anni? Tutti, dalla DC Comics agli sceneggiatori di Doctor Who, sanno che la continuity è ciò che terrorizza i non iniziati, e cercano di sminuirne la rilevanza a tutti i costi.

– Stando alle voci, il Consiglio della Continuity della Disney starebbe usando un approccio selettivo, decidendo cosa mantenere e cosa eliminare dell’UE. Questo sembra un po’ troppo simile alla procedura attuata con il New 52 delle DC, che si è dimostrato non poi tanto libero dai lacciuoli della continuity passata, facendo riferimento a eventi precedenti al reboot, ma accalcati in uno spazio di soli cinque anni e lasciando i lettori a chiedersi cosa esattamente fosse rimasto e cosa fosse scomparso dell’incarnazione precedente di quell’universo.

–  Seguire una procedura analoga con Star Wars, oltre che sconsigliabile, sarebbe impossibile: supponiamo che anche solo cinque saghe a fumetti o romanzi fossero “salvate”, che probabilità ci sono che quelle cinque saghe non contengano riferimenti o personaggi introdotti in aree “soppresse” dell’universo espanso? Come sarebbe possibile giustificare simili incongruenze a un pubblico di lettori amante dei dettagli? Una tabula rasa fa invece piazza pulita di tutti questi problemi.

– Impraticabile anche la strada scelta da J.J. Abrams per Star Trek, e cioè la creazione di una nuova continuity che salvaguardi però l’esistenza di quella vecchia: dimensioni e realtà alternative non hanno mai fatto parte del bagaglio mitologico starwarsiano, e gli appassionati lo accetterebbero ancora meno.

– Inutile specificare infine, che gli appassionati del vecchio Universo Espanso potrebbero sempre e comunque tornare a leggere e a gustare le storie di loro gradimento. Il reset della continuity starwarsiana non cancellerebbe certo le emozioni e le sensazioni provate nel leggere quelle storie, che rimarrebbero del resto sempre disponibili.

Materiale in abbondanza per un dibattito destinato a farsi ancora più acceso quando i “maestri jedi” nominati dalla Disney emetteranno il loro verdetto sulla sorte dell’Expanded Universe. Quello che è certo è che le soluzioni sono destinate a giungere in tempi brevi, dato che sicuramente tutto dovrà essere risolto entro poco meno di due anni, quando la comparsa al cinema di Episodio VII segnerà – è il caso di dirlo – l’inizio di una nuova era per la saga della Forza. Chi volesse consultare in dettaglio la teoria proposta da Brett White può trovarla a questo link.

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